Laddove l’intelligenza è all’opera, nessun limite è invalicabile.
(Parafrasi da una frase di Steve Wozniak)
di Maurizio Romeo
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In Altea ci siamo interrogati sul significato e sull’impatto profondo della pandemia.
Questa riflessione, avviata da un evento specifico ed eccezionale, ha però poi assunto una prospettiva più ampia ed un approccio più strutturato; ci siamo chiesti: “Come dovrebbe essere l’azienda del futuro? Come vorremmo che fosse?”
Due elementi sono stati centrali nel guidare la risposta.
Il primo è il ritmo di cambiamento, che sta accelerando. Al contempo, la “capacità di difesa” delle posizioni acquisite si sta indebolendo. Di seguito alcuni dati:
- Ben 43 delle prime 100 aziende per fatturato a livello mondiale nel 2018 non entravano nella stessa lista riferita al 2008 (Apple, per fare un esempio, era solo al posto n° 337)
- Secondo uno studio condotto all’Università di Dartmouth e pubblicato nel 2016 (si veda: “The Scary Truth About Corporate Survival”, Harvard Business Review), nel 1970 il tasso di sopravvivenza di un’azienda quotata a 5 anni era del 92%; prendendo invece a riferimento le aziende quotate nel periodo 2000 – 2009 il tasso di sopravvivenza era del 63%.
Il secondo elemento è che, per quanto violento e pervasivo, l’impatto causato dalla diffusione del Covid19 non è da considerare un evento inaspettato o “cigno nero”. Avevamo già avuto esperienza dell’influenza aviaria e un articolo dell’Economist di gennaio 2020 sulla situazione a Wuhan evidenziava chiaramente che i contagi sarebbero stati elevatissimi. In altre parole, avevamo tutti gli elementi per comprendere cosa sarebbe potuto succedere ma abbiamo preferito, più o meno inconsciamente, ignorarlo. Questo comportamento – atteggiamento dello struzzo o, addirittura, ostentato ottimismo – è ricorrente nelle casistiche manageriali; un esempio per tutti è costituito dai grandi player del settore pneumatici negli Stati Uniti (Firestone, Cooper Tyres) che avevano assistito all’introduzione dello pneumatico radiale in Europa e hanno preferito ignorarlo finendo per sparire come produttori indipendenti. Un comportamento assolutamente non razionale.
Di aggettivi da associarsi ad “azienda” ne sono stati coniati moltissimi, alcuni molto suggestivi. Lato nostro, abbiamo voluto scegliere un termine semplice ed essenziale, forse meno creativo di altri, ma che riteniamo perfettamente appropriato: vogliamo che l’impresa del futuro sia un’impresa intelligente.
Intelligenza è, infatti, la capacità di comprendere velocemente, affrontare e risolvere con successo problemi e situazioni nuove e non già conosciute. Ogni singola parola della definizione ha un peso importante. Ad esempio, “velocemente” sottintende la capacità dell’organizzazione tutta di trovare un rapido allineamento sull’interpretazione dei fenomeni e sulle conseguenze; “nuove” significa che è necessario innovare, superare modelli e comportamenti che, seppure di successo nel passato e magari ancora efficaci, non forniscono più risposte adeguate ai cambiamenti in atto.
Una Azienda Intelligente, nel rispetto della definizione, si caratterizza per l’eccellenza su tre capacità chiave:
L’azienda del futuro deve essere in grado di attraversare i tre momenti in maniera fluida ed integrata, senza strozzature e blocchi alle varie fasi. Le capacità devono essere “bilanciate”. Forse è superfluo ricordarlo: comprendere senza agire (come i produttori di pneumatici statunitensi) è inutile, così come lo è agire rapidamente e con grande capacità di esecuzione in preda alla smania di “dover fare qualcosa” magari perpetuando comportamenti inefficaci.
Analizziamo più da vicino le tre capacità chiave.
L’azienda del futuro è un’azienda intelligente, che coniuga conoscenza con immaginazione, innovazione con concretezza, efficienza con agilità e che ricerca attivamente nuove opportunità di utilizzo delle tecnologie a supporto dello sviluppo delle proprie capacità di generazione di Insight, di un ben funzionante “motore di innovazione” e del perfezionamento e velocizzazione nell’esecuzione.
Ci si potrebbe chiedere se un’azienda può diventare più intelligente. Siamo convinti di sì. L’intelligenza delle organizzazioni si allena e si sviluppa. È necessario un intento chiaro ed uno sforzo deliberato in tal senso, ma in Altea siamo pronti ad affiancare le aziende che vogliano intraprendere questo percorso.
Questo è il primo articolo di una serie di contributi che andranno ad esplorare in maggior dettaglio il concetto di Intelligent Enterprise. Seguite i prossimi post per gli approfondimenti tematici e l’applicazione del concetto a specifici ambiti e problematiche aziendali.